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Metalitalia.com by Riccardo Plata

Chi si avvicinasse per la prima volta ai Todio con “B.F.E. Biomechanical Future Engine”, potrebbe pensare di trovarsi al cospetto di una band esordiente dedita a sonorità hardcore o cyber-thrash, in funzione della prevalenza accordata al monicker o al titolo del disco. In realtà invece la formazione marchigiana è sulle scene da un ventennio, ha già dato alle stampe quattro full-length e si è mossa in passato su coordinate accostabili al progressive metal, anche se l’ingresso in formazione della singer Barbara, in occasione del precedente album “Sixteen”, ha rimescolato un po’ le carte in tavola. 

Se infatti a livello strumentale permane il retaggio prog – inteso non tanto come una copia sbiadita di Petrucci&co., quanto come l’abilità di mescolare nello stesso calderone le orchestrazioni malinconiche degli Evergrey, le ritmiche heavy della scuola teutonica, assoli e arpeggi di stampo hard-rock e stacchi che vanno dal jazz allo ska -, la voce della già citata singer si muove invece su tonalità estranee alle cantati liriche tipiche del genere, contribuendo a rendere l’ascolto più particolare. L’effetto collaterale di questa sovrabbondanza – ritmica, sinfonica e vocale, visto l’utilizzo di ospiti maschili in un paio di tracce – è quello di destabilizzare l’ascoltatore; un rischio che puntualmente si manifesta durante i primi passaggi nel lettore, facendo di “B.F.E. Biomechanical Future Engine” un disco di non facile assimilazione ma di probabile longevità, a patto ovviamente di entrare in sintonia con il mood della band.

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