SOUNDMAGAZINE INTERVISTA I TODIO

Una storia come tante quella dei Todio, band che da oltre vent’anni cerca il proprio spazio in una scena – quella heavy – in esubero. Una storia fatta di passione e sacrifici, perchè si sa, la musica troppo spesso non paga. Con l’uscita di “Biomechanical Future Engine” li incontriamo per avere un sunto della situazione.

Domande a cura di Luca Malinverno

 

Una storia come tante quella dei Todio, band che da oltre vent’anni cerca il proprio spazio in una scena – quella heavy – in esubero. Una storia fatta di passione e sacrifici, perchè si sa, la musica troppo spesso non paga. Con l’uscita di “Biomechanical Future Engine” li incontriamo per avere un sunto della situazione.

Domande a cura di Luca Malinverno

Pur essendo on the road da quasi vent’anni, il nome Todio non è mai riuscito a venire alla ribalta. Quali pensate siano stati i motivi principali di questo salto di notorietà non ancora pienamente compiuto?

Credo che i motivi siano tanti ma premettiamo che non è importante per noi quanto successo otteniamo ma la maturità artistica che dimostriamo. Mi spiego meglio: non è un progetto nato per sfondare. Nella composizione non si è mai cercato di piacere ma di piacersi e così siamo passati a tanti cambi di formazione e a toccare molte espressioni del metal e dell’hard rock. Dal 2008 – cioè dall’epocale cambio di formazione con introduzione di voce femminile – abbiamo una discreta continuità di stile e questo ci sta aiutando ad avere più fan, che sono sì preziosi ma non fondamentali. Fondamentalmente lo facciamo prima di tutto per noi stessi.

Guardando indietro nel tempo, c’è qualcosa a vostro avviso che andava fatto o andava fatto in maniera diversa per far sì che la band prendesse una strada più semplice per uscire dall’underground?

Riallacciandomi a sopra, diciamo che per emergere soprattutto nell’ era “moderna” ci vuole un progetto fatto a tavolino in tutto: dal look alle canzoni e noi siamo quanto di più spontaneo e lontano da questi cliché. Siamo sempre stati e saremo sempre semplicemente noi stessi.

Con il vostro nuovo album a mio avviso vi presentate in maniera diversa rispetto al passato. Il vostro sound è più vario, così come molto fa sicuramente la voce femminile nel vostro caso. Notate anche voi ciò che ho percepito io e cosa vi ha spinti a questo nuovo modo di operare?

Il nuovo sound è frutto delle nostre esperienze ed evoluzioni. Col tempo si migliora la capacità di arrangiare i brani ma se dieci anni fa scrivevamo le canzoni estrapolandole dall’idea di un singolo membro curando poi l’arrangiamento finale assieme oggi viene sviluppato tutto in totale sinergia. Questo ha creato un sound originale frutto di idee e influenze tutt’altro che uniformi… Il risultato è “Biomechanical Future Engine”!

Ogni musicista tende a parlare del suo nuovo album come il migliore di sempre. Ma sinceramente, cosa vi piace e cosa non vi convince pienamente del nuovo lavoro?

Noi non la vediamo così. Certo se si ascolta l’ominimo del 1996 fa sorridere per la sua “semplicità” ma a me piace tutt’oggi… E se una cosa mi piace, mi piacerà sempre. “Biomechanical Future Engine” è un concentrato di cose che ci piacciono, questo è certo, ma per esempio il precedente album “Sixteen” sta ancora benissimo nella nostra discografia. E’ come parlare di viaggi. Ogni CD è un viaggio e i viaggi sono belli da fare ma anche da ricordare… Anche per questo dal vivo non ci limitiamo a proporre solo i nuovi brano, i Todio sono 20 anni di musica e dal vivo li rappresentiamo nell’insieme.

“Biomechanical Future Engine” cosa si cela dietro al titolo del disco e su quale concept si basa l’intero lavoro?

Il titolo è la frase più strampalata che ci veniva in mente per definire una grande quantità di idee divergenti che sono confluite nel songwriting. “Motore biomeccanico del futuro”… A dirla tutta non si sa bene cosa sia ! Potrebbe essere la musica stessa come parte vivente di noi stessi, come l’immagine del nostro ultimo lavoro nella sua difficoltà di collocamento… E questo per noi è un vanto. Il concept base ( anche se io avrei voluto si lavorasse così anche in passato e “Sixteen” in parte lo è stato) era: non seguiamo un genere o un risultato, suoniamo insieme quel che ci piace e divertiamoci.

Nella recensione ho citato i Nightwish e Tarja Turunen come fonte d’ispirazione. E’ lecito parlare di ciò per questo disco?

Nel nostro modo di comporre ci possono essere molteplici citazioni ma l’unica che noi possiamo sentire nostra e che credo non verrà mai in mente a nessuno è quella che ci lega ai Faith No More. Loro hanno fatto di tutto e bene… Non meravigliatevi se in futuro mettessimo del funky nella nostra musica, per noi ci potrebbe anche stare. Questo non aiuta di certo una band a emergere, ma nel modo giusto con la musica si può fare di tutto. Su Tarja possiamo dire che di lei ci piace molto l’attenzione che ha per le melodie. E’ una grande artista dotata di una voce stupenda e di certo su questo aspetto c’è una similitudine col lavoro svolto dalla nostra cantante Barbara.

La musica heavy è sempre il fulcro del vostro sound, nonostante ciò la vena prog dei precedenti capitoli sembra esser stata accantonata. Siete d’accordo e come sono nati i brani di “Biomechanical Future Engine”?

Ultimamente ci siamo accorti che alla lunga certe nostre composizioni risultavano noiose anche ai sottoscritti. Forse è questo che ci ha spinto a un approccio più diretto con le emozioni che vogliamo suscitare.

E' difficile per una band come i Todio farsi notare oggigiorno?

Molto difficile perchè non vogliamo essere etichettati attraverso un genere e oggi se non lo sei nessuno rimani nell’underground. Noi inseguiamo l’idea di non essere nessun altro che i Todio, anche se dopo vent’anni non si è famosi. Fatichiamo a trovare date ma per fortuna c’è chi crede in noi.

Il fattore live è da sempre fondamentale per ogni band. Meglio esser assistiti da un’agenzia o l’approccio DIY rimane sempre il più gettonato nel vostro caso?

Sarebbe meglio far convivere entrambe le cose. Ci sono piccoli pub nella nostra zona con budget ridottissimi dove non avrebbe alcun senso passare attraverso un’agenzia, mentre per palchi più grandi potrebbe avere un senso. Fino ad ora non abbiamo mai incontrato un’agenzia seria che basasse il suo lavoro su una percentuale del cachet, cercando solo soldi sicuri da parte delle band. Noi investiamo molto in strumenti, amplificatori, furgone, prove… Dobbiamo pagare per avere chi ci rappresenta?! Un rappresentante di commercio serio lavora a provvigione e non necessariamente con un fisso!

Con questo lavoro ho la sensazione che vogliate affacciarvi con maggior presenza sull’estero o mi sbaglio? A tal proposito avete qualche progetto in ballo?

Noi speriamo da anni di trovare il canale giusto per fare dei mini-tour all’estero ma per ora non abbiamo ancora agganciato il promoter giusto. Speriamo di poterlo fare presto!

Cosa vi ha spinto a inserire una voce femminile nella line-up e quale apporto ha dato questo ingresso ai Todio?

E’ stato un caso. Barbara è venuta in sala prove alcune volte essendo la moglie di uno dei membri e in un periodo in cui eravamo senza cantante e con 6\7 brani pronti le abbiamo chiesto di cantarci sopra per rendere la cosa meno triste. E in 5 minuti avevamo le liriche di un brano che ci piaceva… E non poco! Da lì è scaturita la proposta. Lei ha accettato e in tre anni abbiamo prodotto già due dischi.

A voi la chiusura!

Prima di tutto vi ringraziamo per lo spazio concessoci. In questo periodo avere modo di promuovere l’underground italiano è un’ottima cosa. Speriamo di potervi vedere a un nostro show per farvi vedere di cosa siamo capaci. Perché in fondo mettere in una traccia tutta la passione che nutriamo per la musica è davvero impossibile.