METALLO ITALIANO

METALLO ITALIANO - by Alessandro Biasi

 

“Sixteen”, come l’età verde per eccellenza; “Sixteen” come gli anni dell’avventura dei Todio, fatta di innumerevoli live e 2 demo e che nel 2009 arriva al full-lenght. E i sedici anni trascorsi insieme si sentono tutti; no, non parlo di vecchiaia, ma di affiatamento, coesione, capacità tecniche e compositive, compattezza del suono e professionalità. “Sixteen” è un album molto interessante, per certi versi sorprendente; sorprende per la capacità di amalgamare hard rock vagamemente progressivo al power metal più “puro”, contaminandolo e manipolandolo in una moltitudine di variazioni con una naturalezza quasi disarmante.
 
Ne escono pezzi che hanno tutti la stessa matrice, gli stessi ingredienti ma dosati e speziati abilmente in proporzioni diverse, così da ottenere sapori decisamente vari. Dai pezzi ad alto impatto in apertura a brani vagamente prog/psichedelici a la King’s X, da un pezzo sperimentale, amante delle spokenwords, delle ritmiche “storte” e degli stacchi di organetto addossati ad un riffing molto pesante come “Rules”, ad una powerballad (“Prayer”) di cui andrebbero fieri i Sonata Arctica… A dire il vero, dal giro di boa, i pezzi perdono un po’ di mordente ed incisività a livello di songwriting, e si appiattiscono leggermente in quanto ad interesse, senza per altro difettare in potenza, per poi risollevarsi con un colpo di coda nella lunga, conclusiva “The Dog From The Sky” dai suoni orientali.
 
Un altro motivo di sorpresa, per il sottoscritto, è la singer Barbara, dotata di una voce molto profonda e “maschia” nell’espressività (di certo non nel look), al punto che, fino a che non ho letto la bio, pensavo di trovarmi di fronte ad un signor cantante. I Todio hanno confezionato un disco con tutti i crismi, le cui leggere cadute di tono non pregiudicano il risultato finale.
 
Un disco che qualche signor discografico farebbe bene a pubblicare. Bravi.

 

 

Alessandro Biasi

 
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