METAL INSIDE

Metal Inside - by Giuliano Sammartino - 7/10

Come il vino buono non può che acquistare di sapore invecchiando, così questo buon disco di sano hard’n’heavy metal, infarcito da grandi influenze prog-oriented, risulta gradito prodotto di una band stagionata e d’annata. Il titolo “Sixteen” indica infatti proprio gli anni di attività del gruppo marchigiano dei Todio, che tenace e perseverante, riesce ad arrivare, dopo anni di gavetta “live” e due demo, ad un full length del tutto convincente. C’è una chiara matrice di hard rock classico, unito ad un gusto per la melodia e per le contaminazioni: interessanti le tastiere e in generale l’ambientazione da semi-ballad di “Doberman”, cantata e suonata in uno stile a metà tra i Poison e gli ultimi Lacuna Coil. Per non parlare dell’intermezzo organistico piazzato al centro di “Rules”, con un’ambientazione molto da prog sia classico che moderno, a là King’s X. Oppure i solo di tastiera molto esotici di “Get Off”, con qualche leggera puntatina in territori cari ad Angra o Pain of Salvation (con le dovute proporzioni). La tecnica sfoggiata non è ultra-virtuosa, ma certamente equilibrata, non si cerca di strafare o di colpire con l’assolo iperveloce o il contrattempo più inaspettato. Piuttosto i Nostri si sforzano di innestare le loro eterogenee esperienze musicali nella loro innegabile matrice hard-rock. E per molti versi ci riescono appieno. Da segnalare anche la gotica “Song 2” – nulla a vedere col pezzo dei Blur – in cui le qualità vocali della grintosa singer Barbara Licciardi si mettono in mostra, specie nelle parti rallentate e “soavi”. Il disco, nelle ultime tracce e nella mini-suite finale, “The Dog From The Sky”, tende ad incupirsi un po’, quasi si voglia esplorare anche gli aspetti “intimi” ed interiori della natura della band… E si finisce per evocare atmosfere tipiche dei Within of Temptation, pur non cadendo in facili tentazioni epico-melodiche. Miscela perfetta tra vecchio e nuovo, tra sentimento ed energia vigorosa, il disco vive di alcune soluzioni di maniera, specie nel modo di portare i tempi e di impostare i riff – alcuni dei quali fin troppo conformi allo stile dello street-glam – e di altre più passionali e personali. Niente tecnica esaltata, ma molto feeling, tipico di una band esperta e matura che, dopo molti anni di carriera, cerca l’approvazione del grande pubblico con l’onestà e la passione, piuttosto che con gli artifizi stilistici o l’effettistica delle super-produzioni. Ben venga il successo!!! Ad maiora. 

 

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